PER CITTA’ DAVVERO SMART PUNTIAMO SU FONDI EUROPEI E PROJECT FINANCING
In questo numero intervistiamo Giancarlo Vinacci, assesso- re allo Sviluppo e alla Promozione Economica delComune di Genova, nonché vicepresidente esecutivo della Associa- zione Genova Smart City.
Vinacci traccia un percorso di crescita della città legato a doppio filo a innovazione e implementazione di nuove prassi tecnologiche.

GIANCARLO VINACCI
Come ha recentemente dichiarato “Genova è un’enorme start up con grandi potenzialità in termini di risorse umane, posizionamento lo- gistico, attrattiva territoriale”. Su quali punti cardine intende portare avanti il mandato da Assessore allo Sviluppo Economico per far si che queste potenzialità diano i frutti sperati?
La dichiarazione è inserita nel contesto di presenta- zione delle linee programmatiche e strategiche chela città si è data “Industria ad alta tecnologia”, “Por- to e Logistica”, “Infrastrutture” e “Cultura, Turismo eCommercio”. Recentemente abbiamo inserito anche la “Silver Economy”. Partiamo da qui, dai giovani – ho anche la delega ai rapporti con l’Università – e dalla necessità di riattrarre o favorire l’insediamento di imprese. Stiamo agendo su più fronti dal lancio di alcune “call for ideas” a supporto dello sviluppo dei programmi che ci siamo prefissati favorendo quindi tutto ciò che è in linea. A queste iniziative che si con- cretizzano in contributi economici, aggiungiamo una serie di facilitazioni/incentivi che spaziano dalle impo- ste locali al supporto per la ricerca di spazi per nuovi insediamenti produttivi in aree che possono essere del Comune, di terzi o presso incubatori.
Dallo scorso dicembre ricopre il ruolo di vice- presidente esecutivo dell’Associazione Genova SmartCity. Come è possibile declinare il con- cetto di città intelligente in una realtà com- plessa come quella genovese?
Partiamo da una base importante, l’Associazione an- novera circa 90 aziende, molte delle quali molto notee attive nei campi più disparati dalla mobilità dolce alle biotecnologie all’intelligenza artificiale. L’assoiazione organizza eventi importanti come la Genova Smart Week nel mese di novembre che ha l’obiettivo di far incontrare le diverse esperienze in atto e metterle in rete tra loro. Siamo molto soddisfatti dello sviluppo del progetto.
Rendere una città “smart” significa, anche, ten- dere a una trasformazione del territorio rispet- tosa dell’ambiente. Tale approccio potrebbe rappresentare una svolta rispetto alla gestione inefficace delle calamità naturali che hanno in passato interessato il capoluogo ligure?
Certamente, per questo stiamo sviluppando collabo- razioni soprattutto con le eccellenze genovesi a livel- lo mondiale per garantire un costante monitoraggio degli eventi climatici anomali.
Ovviamente il monitoraggio non basta: occorre inter- venire rapidamente su alcune situazioni di particolare delicatezza idrogeologica e il Comune sta facendo la sua parte.
Come è possibile ottenere le risorse economi- che per sviluppare iniziative smart nelle nostre città dati i vincoli della finanza pubblica?
Innanzitutto occorre sfruttare al meglio i fondi euro- pei. Sui 73 miliardi assegnati all’Italia nell’ultimo set- tennatone abbiamo impegnati sono 27 e ne abbiamo spesi solo 2,4. Possiamo fare molto più e meglio. Poi occorrespingere sul project financing ovvero l’inter- vento di capitali di rischio di privati.
Già oggi tutti gli eventi che organizziamo come as- sessorato sono interamente finanziati dai privati e talvolta il Comune ne ottiene un piccolo vantaggio economico quindi la cosa è possibile.
Le smart city possono essere una forte leva di occupazione. Che prospettive ha Genova in questo ambito?
Sono più legate alle grandi imprese o alle start up? L’epoca delle grandi aziende manifatturiere è con ogni probabilità passata per sempre, bisogna puntare su aziende con un alto tasso di innovazione tecno- logica e su società di servizi culturali e turistici che sfruttino la rinnovata vocazione al leasure di Genova. Con tutto ciò il nostro impegno per salvare i posti di lavoro delle aziende storiche della città è massimo così come lo sforzo di attrarre grandi marchi globali che diano lustro al sistema economico cittadino e ga- rantiscano i livelli occupazionali.
In Italia sono state avviate molte iniziative di smart city da parte di municipalità e impre- se, ma queste realtà faticano a fare sistema. Come invertire questa tendenza?
Purtroppo manca un disegno nazionale che solo il Governo può garantire. L’Agenzia per l’Italia Digitale stenta a decollare e non mi pare di vedere una parti- colare attenzione al tema da parte di questo governo giallo-verde. Per avviare un maggior coordinamento confido molto nel progetto “Convergenza Smart City and Community” promosso dall’Enea a cui intendo far aderire il nostro Comune.
Le città intelligenti non sono solo tecnologia. Come si può ripensare il vivere urbano a parti- re dalle esigenze di qualità della vita dei citta- dini? Quanto conta un modello di governance partecipato?
Genova ha mantenuto un tessuto di relazioni e di solidarietà sociale fittissimo. Questo è un valore da tutelare e promuovere anche in una dimensione ur- bana diversa non più centrata sulla grande fabbrica e l’operaismo. In questo nuovo scenario i social de- vono giocare un ruolo importante ma non possono sostituire del tutto la trama di rapporti umani, l’associazionismo, il terzo settore che vanno sostenuti e coinvolti nei processi di innovazione urbana in una logica sussidiaria.
Ha recentemente indicato quattro linee stra- tegiche per lo sviluppo dell’economia geno- vese: industria e alta tecnologia, porto e logi- stica, infrastrutture e commercio. Quanto un approccio “smart” potrebbeincidere sullo svi- luppo di queste direttrici?
Tantissimo ovviamente. Genova ha una originaria vocazione logistica quale primo porto del Mediter- raneo eproprio sulla mobilità di merci e persone si concentra il massimo sforzo innovativo delle nuo- ve tecnologie. Ma tutta la città – la cui logistica già complicata è messa oggi a dura prova dal crollo del Ponte Morandi – ha bisogno di ridurre i trasferi- menti fisici e aumentare quelli virtuali, il telelavoro, ecc. La buona notizia è che Genova è stata inclusa nella sperimentazione del 5G, un’infrastruttura di- gitale efficiente è la premessa per politiche efficaci sulfronte smart. Ne parleremo il prossimo 13 dicembre alla prima edizione di Liguria Digital Day che stiamo organizzando con le primarie aziende multinazionali del settore.
Ha da poco acquisito la delega alla statistica. Crede che anche Genova potrebbe dedicare più spazio agli Open Data come sta succe- dendo in altre città italiane?
Al Comune di Genova abbiamo una tradizione di ef- ficienza e di capacità di monitoraggio dei dati statisti- cied economici. Già oggi sul sito del Comune sono facilmente reperibili una grande massa di dati relati- vamente aggiornati. Siamo già attrezzati per fare di più e di meglio soprattutto mettendoci in rete con Camera di Commercio, Università, centri di ricerca.
State lavorando con le università per favorire un miglior matching tra formazione e lavoro. Come si articola questo progetto?
L’occupazione giovanile è una delle piaghe più gra- vi del nostro Paese e questa amministrazione è im- pegnata a trovare risposte anche parziali a questo problema per impedire che i nostri migliori giova- ni abbandonino Genova. Qualche mese fa abbiamo aperto qui in Palazzo Tursi uno sportello start up per aiutare i giovani imprenditori nell’apertura di una nuova azienda. Sto utilizzando le mie deleghe all’Uni- versità e allo Sviluppo Economico per cercare di co- struire una rete di rapporti diretti tra le aziende che cercano figure da inserire nella loro organizzazione e gli istituti formativi superiori ma c’è ancora tanto da fare in questo campo: i tempi di inoccupazione post laurea per i nostri ragazzi sono intollerabilmente lunghi.
da: SmartCity & MobilityLab n. 25 (Settembre-Ottobre 2018)