La green economy mette in primo piano le misure per affrontare la sfida climatica come occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le fonti energetiche rinnovabili e l’efficienza e il risparmio energetico, punta sull’economia circolare per superare un modello lineare di spreco e alto consumo di risorse non più sostenibile e attribuisce peso crescente all’indirizzo green delle politiche per le città.
Non è più il tempo di generici impegni per l’ambien- te che sono fin troppo facili da dichiarare. Un buon test per capire se c’èun effettivo impegno ambien- tale è la presenza della green economy fra le priorità programmatiche, resa concreta con adeguate pro- poste in direzione green. La green economy richiede una visione del nostro futuro in grado di affrontare lesfide di questa nostra epoca partendo dalla con- sapevolezza della portata epocale e della rilevanza globale della crisiclimatica, della sua stretta connes- sione con un sistema economico basato sui com- bustibili fossili; dalla insostenibilità di unmodello di crescita economica – ormai globalizzata – inquinante, lineare e ad alto consumo e spreco di risorse na- turali;dalla crescita delle aspettative per un miglior benessere e dalla necessità di ridurre le disparità di reddito che negli ultimidecenni hanno raggiunto li- velli inaccettabili.
Per rispettare la traiettoria dell’Accordo di Parigi, l’Italia deve definire un quadro strategico a medio e lungo termine chiaro e coerente, puntando a ri- durre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 e di oltre l’80% al 2050 rispetto a quelle del 1990. Deve quindi ridare slancio al processo di decarbove che puntino all’elevato valore ecologico, alla qua- lità, alla vivibilità e all’inclusione sociale in ogni loro zona, è la via principale per un loro rilancio in grado, al contempo, di valorizzarne le grandi potenzialità e di affrontarne criticità e contraddizioni. Occorre attivare percorsi diffusi di rigenerazione delle città che, oltre a bloccare il consumo di suolo,devono definire – in modo coordinato e attivando processi di partecipazione – progetti e interventi di manuten- zione,recupero, riqualificazione e di ristrutturazione profonda del patrimonio esistente, di bonifica e riu- so di aree inquinate,degradate e dismesse, di messa in sicurezza antisismica e idrogeologica.

futuro green
La transizione alla green economy richiede maggiore impegno delle amministrazioni pubbliche che devo- no operare, atutti i livelli, con maggiore celerità ed efficacia. Il settore pubblico deve diventare un riferi- mento per le buone pratiche, le migliori tecniche ed i migliori standard. Per affrontare le sfide innovative della green economy e recuperare la fiducia di cit-tadini e imprese, le pubbliche amministrazioni vanno qualificate e rafforzate, mobilitando e valorizzando le professionalità e le risorse migliori.
In tutto questo, deve cambiare direzione la mobili- tà urbana. L’Italia è il Paese europeo con il tasso di motorizzazione privata più alto, con oltre 600 au- toveicoli ogni 1000 abitanti e, non a caso, il Paese europeo con il più alto numero di decessi prematuri in rapporto alla popolazione residente per inqui- namento atmosferico, soprattutto nelle città. Una mobilità urbana inquinante e congestionata com- porta notevoli disagi per i cittadini e genera costi diretti e indiretti elevati per l’economia. Occorre ridurre il numero delle auto private circolanti favo- rendo un’offerta di trasporto nuova,multimodale, già avviata in molte parti del mondo, non più basata solo sulla proprietà dell’auto privata, ma su un’ac- cessibilità diffusa ai vari servizi integrati di traspor- to, ai mezzi condivisi e pubblici, alla sharing mobility, all’integrazione fra ciclabilità e pedonalità nelle cit- tà, all’utilizzo dei sistemi digitali e delle applicazioni per sistemi di trasporto più efficienti e allo sviluppo della city logistics. Bisogna invertire l’ordine delle priorità nellaallocazione degli investimenti pubblici nelle infrastrutture in favore della mobilità urbana perché la gran parte deltraffico e dell’inquinamento si generano in città, mentre solo il 7% degli investi- menti infrastrutturali sono destinati a metropolitane e ferrovie suburbane. Per ridurre le emissioni di gas serra e per portare entro il 2030 le concentrazioni nelle aree urbane degli inquinanti più pericolosi per la salute – del particolato fine, degli ossidi di azoto e dell’ozono troposferico – ai livelli di sicurezza indica- ti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, occorre arrivare a un divieto di immatricolazione al 2030 per le auto diesel e benzina, definendo target intermedi per il 2020 e 2025 e promuovendo la penetrazio- ne delle diverse motorizzazioni elettriche, ibride e a gas. Per diminuire rapidamente ladipendenza dai derivati del petrolio nel settore dei trasporti, che oggi rappresentano quasi il 90% dei consumi ener- getici, occorre promuovere con maggiore decisione l’elettrificazione – con utilizzo di elettricità prodot- ta da fonti rinnovabili – e l’utilizzo di biocarburanti avanzati prodotti con modalità sostenibili, portando così le fonti rinnovabili araggiungere il 20% dei con- sumi energetici totali dei trasporti nel 2030.
“La mobilità passeggeri è soprattutto un fenomeno urbano, e gran parte degli spostamenti avviene in città. Questosignifica anche che gli impatti negativi della mobilità si riscontrano nelle nostre città, dove vi è il maggior numero di persone esposte. È però proprio in città che ci sono le maggiori opportuni- tà perché il modello di mobilità individuale venga messo in discussione da quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata”.

futuro green
Chi punta sulla green economy, inoltre, è a favore di misure incisive per una mobilità urbana sostenibile, per promuovere l’elevata qualità ecologica quale fat- tore decisivo per il successo delle imprese italiane e per assicurare lo sviluppo diun’agricoltura sosteni- bile, di qualità e multifunzionale.
Le città sono i luoghi dove si concentra ormai la maggior parte della popolazione mondiale e dove si incontrano sia lemaggiori contraddizioni sia le mag- giori potenzialità di cambiamento della nostra epo- ca. Le città italiane dispongono di patrimoni storici e architettonici di grande bellezza e inestimabile valo- re ma, nelle periferie e nella proliferazioneinsedia- tiva, portano anche i segni di una espansione edilizia incontrollata e di pessima qualità. La rigenerazione dellecittà italiane, guidata dai principi e dagli indirizzi della green economy, attuata con modalità innovati su 100 persone) degli italiani tra i 18 e i 45 anni è passato dal 53% del 2005 al 37% del 2016 e a ciò ha contribuito anche ladiffusione del carpooling e del carsharing. La sharing mobility e il trasporto pubbli- co sono alleati per la sostenibilitàambientale delle città: se cresceranno insieme nei prossimi anni, per- metteranno di ridurre drasticamente l’uso dell’autoprivata e delle emissioni inquinanti.
A questi concetti dobbiamo aggiungere la rivoluzio- ne dell’auto elettrica che non porterà soltanto be- nefici ambientali, ma rafforzerà anche l’economia. E’ questa la conclusione a cui giunge il rapporto “Fuel- ling Europe’s Future” realizzato dallaEuropean Cli- mate Foundation e pubblicato recentemente.
Attraverso l’uso di modelli previsionali, gli autori del rapporto hanno costruito scenari “What if…” basa- ti sul possibileraggiungimento di obiettivi di politica climatica a lungo termine, dimostrando che il pas- saggio dalle auto tradizionali alimentate con combu- stibili fossili alle auto a basse e zero emissioni porte- ranno importanti benefici macro-economici.
In primo luogo nello studio si sottolinea come lo svi- luppo delle auto elettriche taglierà in maniera decisa il conto salato chei Paesi europei pagano in termini di importazioni di greggio. La dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del petrolio è dell’ 89%, di cui la maggior parte è utilizzata nel settore della mobilità. L’affrancamento dalle importazioni estere e dalla estrema volatilità del prezzo del barile do- vrebbe portare, secondo gli scenari delineati dalla European Climate Foundation, ad un taglio della bol- letta energetica pari a 49 Miliardi di euro al 2050. Un flusso finanziario importante che, almeno in parte per il ricorso ad energia elettrica prodotta all’inter- no degli stessi paesi europei, dovrebbe reinserirsi nel circuito economico continentale.
Il rapporto fa anche una previsione per quanto ri- guarda gli impatti sull’occupazione derivanti dal passaggio all’autoelettrica. Il saldo dovrebbe essere positivo al 2030, segnando un aumento dell’occu- pazione netta di 206 mila posti dilavoro. Una stima comunque molto incerta che dipenderà molto dalla gestione delle profonde e inevitabili trasformazio- ni strutturali dell’industria dell’auto e dalla localiz- zazione delle stesse produzioni, in particolar modo per quantoriguarda le batterie, che rappresentano il cuore della tecnologia elettrica.Attualmente, all’in- terno della filiera produttiva dei sistemi di accumulo, le imprese europee investono molto e si posiziona- no bene per quanto riguarda laricerca e la proget- tazione, lasciando però alle imprese asiatiche il do- minio della fase di produzione che oggirappresenta il 60% del valore finale di una batteria.
da: SmartCity & MobilityLab n. 24 (Marzo-Aprile 2018)